In provincia si sogna sbagliato
Marco Bocci
Due fratelli e un’intera generazione quasi distrutta dalle loro speranze e dai loro sogni.
La sua stanza nella casa di famiglia in quel paesino, Fantignole, sperduto nella provincia umbra a Mirko è sempre sembrata troppo stretta. Troppo stretta per i suoi sogni, troppo distante dalle telecamere del cinema. Mirko si sente nato per qualcosa di diverso, per qualcosa di grande, lo sente nella pelle e nell’animo ogni giorno, dalla mattina alla sera. Lo sente e lo comunica, a chiunque, col sorriso, l’allegria, la voglia di vivere. È nato col bisogno di apparire, di farsi vedere, è nato con quell’egocentrismo che appartiene ad un attore, o quanto meno ad un aspirante attore. Anzi, in cuor suo, Mirko, attore già lo è, innato, ha solo bisogno della conferma e di dimostrarlo a chiunque in paese. Quell’aria provinciale di Fantignole invece, suo fratello Pietro l’ha sempre amata. Per questo, fin da ragazzino ha cominciato a lavorare la terra e occuparsi delle bestie. Per questo, terminate le mansioni contadine va in officina ad aiutare il padre. Un figlio d’oro di quelli che ne capitano uno su un milione, di quelli che non hanno bisogno gli venga detto nulla perché nulla trascurano. Questo è il mondo di Pietro, questo è sempre stato il suo sogno, il suo desiderio. Pietro e Mirko sono il giorno e la notte, insomma, mentre uno osserva la terra che lavora l’altro volge lo sguardo al sole dei suoi sogni di gloria. Ma il sole, se lo si fissa troppo, rischia di accecare, e Mirko a furia di inseguire ossessivamente la celebrità finirà per far scontrare il suo mondo ambizioso e velleitario con quello concreto e pragmatico di Pietro. E a volte per evitare di farsi del male non basta neanche essere fratelli.